Parchi Americani e Route 66

Parchi Americani e Route 66

Horseshoe Bend canyon

Viaggiando dal Grand Canyon lungo la Highway 89 si può raggiungere una delle meraviglie naturali più sorprendenti dell’Arizona e in generale del South West: l’Horseshoe Bend. Letteralmente il ferro di cavallo attorno al quale si snoda il fiume Colorado, situato nel Glen Canyon (non nel Grand Canyon).
Il punto di osservazione migliore è quello dell’immagine. Decisamente a strapiombo ed emozionante. Mi ero preparato per visitare l’Horseshoe Bend, ma quello che non ci si aspetta dal vivo e che sorprende è la dimensione e l’estensione. Tutto al Grand Canyon è gigantesco.
 
Pano con Sony α7 III – Sony FE 24mm f/1.4 GM
Istanti on the road attraversando l’Arizona. Tra una location e l’altra, dal Grand Canyon al Glen Canyon.
Ore di guida su strade dove la vista si perde tra i cieli infiniti, la luce fortissima e i colori sgargianti delle rocce rosse che caratterizzano questo posto unico degli Stati Uniti. Fino al tramonto.
Nelle ultime due fotografie i colori iniziano a cambiare. L’interno dei canyon diventa blu, le creste rosa, il cielo si tinge di mille sfumature e ci si prepara a un momento magico.
 
Sony α7 III – Sony FE 70-200mm f/2.8 GM OSS

Tramonto alla Desert View Watchtower

Una torre di pietra si affaccia sul Grand Canyon. Un punto spettacolare dal quale ammirare i canyon e il tramonto che colora il panorama di mille sfumature.
E il viaggio al Grand Canyon sta per concludersi. Con il Sole che tramonta resta soltanto un ultimo racconto, quello che si vive nel pieno della notte.
 
Questa è una panoramica di circa 180 gradi realizzata con Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM
Tramonto alla Desert View Watchtower

notte al grand canyon

E così il Sole tramonta sul Parco nazionale del Grand Canyon cedendo alla notte in uno dei luoghi più bui d’America. Il Grand Canyon è diventato nel 2019 uno degli International Dark Sky Park e qui le stelle le si può praticamente toccare.
Talvolta trovo che nelle fotografie paesaggistiche notturne se il cielo è buono l’immagine finale non si distinguerà in modo drastico da quelle scattate sotto uno dei cieli migliori in assoluto. La differenza senza dubbio c’è, ovviamente, ma non è paragonabile all’esperienza che invece si vive con gli occhi se si ha la fortuna di poter osservare il cielo notturno da luoghi quasi completamente privi di inquinamento luminoso.
L’immagine è un ricordo, ma è anche un progetto per certi versi fine a sé stesso e talvolta quasi slegato dalla realtà immediatamente percepita in quei momenti. È il tentativo di trasmettere con un linguaggio visivo la memoria e le sensazioni che quel cielo ha inciso in modo indelebile in una piega del vostro cervello.
È un cielo che va visto, ma è soltanto il numero due di questo incredibile viaggio. Serve quindi attendere ancora qualche tappa per scoprire il primo classificato.
 
Composizione di due pose realizzate con:
Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM
Omegon MiniTrack LX3 su SIRUI Traveler 5CX

Williams: storia e tradizione sulla Route 66

Williams Route 66
La cittadina Williams (Arizona) è stata l’ultima città a essere esclusa dalle moderne autostrade americane. Diventando non più tappa obbligatoria sulla Route 66, ma soltanto una deviazione facoltativa. Williams è comunque un luogo che consiglio di visitare se ci si trova in zona. Con un carattere vintage onnipresente, in questa cittadina fondata nel 1881 si viene accolti da un grande arco in ferro battuto che introdurrà a una sfilata di punti di interesse in stile anni cinquanta, dalle auto ai locali.
Tutto qui richiama l’immaginario iconico della Route 66, dalle pompe di benzina alla vecchia Grand Canyon Railway, fino a una meravigliosa e accogliente tavola calda in pieno stile americano.
 
Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM
Sony FE 70-200mm f/2.8 GM OSS

seligman - Route 66

Ma questa è Radiator Springs!
Seligman, l’ultimo ricordo dell’Arizona. Qui percorrendo la Main Street lunga circa 1.5 km ci si trova catapultati in una cittadina che assomiglia tanto a Radiator Springs di Cars. In effetti ci sono molti riferimenti in città, anche se non è chiaro se questa piccola cittadina sia stata davvero la fonte di ispirazione del cartone rispetto a un’altrettanto molto simile città poco più a ovest: Peach Springs.
Qui sulla Mother Road 66 le cose sono proprio come ci se le immagina. Al punto che non ci si domanda nemmeno se sia nato prima l’aspetto di queste città così caratteristiche o se siano state fatte apposta dopo. Non importa saperlo perché, di fatto, l’ambientazione è proprio quella che ci si aspettava di trovare, tra bikers, motel, automobili arrugginite, cartelli pubblicitari vintage e gift shop ricolmi di qualsiasi stranezza.
 
Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM
Sony FE 70-200mm f/2.8 GM OSS

La città fantasma di Chloride in Arizona

Tra i parchi americani e la Route 66, la città mineraria di Chloride è una tappa unica e affascinante. Tra i video della mia pagina Facebook ho dedicato un breve racconto a questa tappa.
Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM
Sony FE 70-200mm f/2.8 GM OSS

NEVADA, DESERTO DEL MOJAVE: BENVENUTI A LAS VEGAS​

Ho abbandonato l’Arizona per addentrarmi in un deserto che mi riserverà alcune delle meraviglie e delle emozioni più grandi dell’intero viaggio.
Il deserto del Mojave occupa una vasta area della West Coast, estendendosi tra gli stati della California, Nevada, Arizona e Utah.
Le distanze sono enormi e per raggiungere la successiva tappa ho dovuto spezzare il percorso sostando una notte nella grande città del gioco. La capitale per eccellenza dello shopping e della vita notturna.
Trascorrere 24 ore tra i casinò di Las Vegas e gli hotel è un viaggio in un mondo tutto a sé. Diverso dal tipo di mete che di solito mi spingono a viaggiare. Sono felice però di aver esplorato anche soltanto per un giorno un luogo che a suo modo sa sicuramente distinguersi e lo rende unico e diverso da qualsiasi posto avessi visitato fino a ora.
 
Sony α7 III – Sony FE 20mm f/1.8 G
Lunga esposizione notturna con filtro ND.

Zabriskie Point, Death Valley

Bevi acqua. Evita le escursioni nelle ore calde. Viaggia preparato per sopravvivere agli imprevisti e fai attenzione ai tuoi sintomi. Sembra uno dei nostri telegiornali durante il mese di agosto, ma qui nella Death Valley non si scherza e l’elenco di raccomandazioni del parco continuano con molti altri avvisi.
Mi trovo a Zabriskie Point.
Uno dei panorami più imponenti e scenografici della Death Valley. A poca distanza dal Furnace Creek Visitor Center (già il nome dice tutto), una delle pochissime oasi presenti in questo deserto, dove successivamente mi sono fermato per riprendermi dalle temperature infernali e mangiarmi una bella pizza americana in un locale molto tipico e arredato con cimeli e ricordi dei primi pionieri che si insediarono in queste zone.
Qui per tutta l’ultima settimana di settembre le temperature registrate sono state di 44 gradi di massima e 26-27 di minima, ma non è il peggio che avrei affrontato nella Death Valley.
A ogni modo è dura resistere per più di 20 minuti all’aperto durante queste soste. Un tempo comunque più che sufficiente per ammirare il meraviglioso panorama di questo bizzarro paesaggio, formatosi con la scomparsa di un grande lago sul cui fondale si sono depositati per lungo tempo concrezioni saline, ghiaia e minerali provenienti da montagne e vulcani circostanti.
Parentesi nerd. Queste zone sono state utilizzate per girare alcune scene di Spartacus, una perla del cinema datata 1959.

Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM
Sony FE 70-200mm f/2.8 GM OSS

Badwater Basin

Il grande bacino di Badwater, un’avventura nel luogo più caldo della Terra.
Sono all’interno della Death Valley, in California. Attraversando questo arido deserto si può raggiungere il punto più basso di tutto il Nord America: Badwater Basin. Una valle completamente ricoperta di sale, unica traccia di un lago risalente a più di 10000 anni fa.
Mi trovo 86 metri sotto il livello del mare, l’ottavo posto più basso al mondo, dove nel 1913 è stata registrata la temperatura record di 57 gradi centigradi con la quale si è meritato il titolo di luogo più caldo sulla Terra.
La forma delle catene montuose attorno alla valle e la profondità del bacino rendono questo luogo anche estremamente secco. Un fattore in più che aumenta la pericolosità quando ci esponiamo a temperature così alte.
Il panorama è eccezionale, ma nel giorno della mia visita la temperatura dell’auto parcheggiata all’ombra indicava 52 gradi, mentre le misurazioni registrate da AccuWeather riportano un picco di 44 gradi. In ogni caso un’esperienza del tutto nuova e dove serve prendere qualche precauzione.
A poca distanza da qui il Golden Canyon e un piccolo deserto di sabbia in miniatura.
La Death Valley è l’unico posto che abbia visitato che posso mettere realmente in competizione con l’Islanda. Spero di poterci tornare molto presto perché qui c’è davvero tantissimo da vedere.

Il Golden Canyon nella Death Valley

Un luogo unico nella Death Valley dove droidi su tre ruote vengono fulminati dalla popolazione locale dei Jawa e dove il terribile Jabba The Hutt perpetra indisturbato i propri loschi affari.
Più di 12 km situati tra lo Zabriskie Point e Badwater Road dove poter scegliere tra diversi percorsi più o meno lunghi che conducono tra pareti di pietra modellate dall’acqua e dal vento.
Nulla di impegnativo a livello escursionistico, ma anche qui le temperature in certi periodi dell’anno superano abbondantemente i 40 gradi e richiedono protezioni e precauzioni adeguate.

Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM

Dune di sabbia nella Death Valley

Una delle più grandi soprese durante il viaggio nella Death Valley è stato scoprire un piccolo deserto di dune di sabbia in miniatura. In realtà sono diversi i punti dove la sabbia erosa dai canyon è rimasta “intrappolata” dalle montagne circostanti.
Sono nel Mesquite Flat Dunes, vicino all’oasi di Stovepipe Wells dove ho pernottato. Qui si trovano dune a mezzaluna, a forma di stella, dune lineari e alberi secchi che completano il panorama.
Nel parcheggio delle dune tra il tramonto e le prime ore di buio capita con facilità di incontrare le volpi del deserto, ormai abituate alla presenza dell’uomo, che si avvicinano curiose e in cerca di cibo.

Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM

notte nella death valley

Nella Death Valley è rimasto un grande pezzo di me e devo ritornarci presto.
Quando rientro da questi viaggi in natura scherzo spesso con mia moglie sul fatto che l’Islanda sia e continui a rimanere imbattibile.
Tutto vero, ma qui, nel parco nazionale della Death Valley c’è qualcosa di unico. Giorno o notte che sia, se il caldo non spaventa e si ama la natura, si troverà la magia.
Dopo montagne, laghi prosciugati e dune di sabbia scende la notte. E ci si trova di fronte a uno dei migliori cieli degli Stati Uniti.
Siamo all’interno di un altro International Dark Sky Park, precisamente allo Stovepipe Wells, una delle due oasi dove si può sostare per la notte. Qui entrambe le oasi tra il 2012 e il 2013 hanno ridotto drasticamente l’impatto luminoso notturno per poter rientrare nelle linee guida sull’illuminazione e ricevere la certificazione dall’International Dark-Sky Association.
La meraviglia è sopra le vostre teste ed è gratuita, libera e sconvolgente. Serve solo fermarsi e alzare gli occhi. Questa notte non la dimenticherò! 

Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM Minitrack LX3 di Astroshop. Due pose, una inseguita per il cielo e una per il terrestre.
Parchi americani e Route 66.

oro nero

Trovo che nella sua semplicità questo simbolo sia molto evocativo.
Nel modo in cui queste macchine si legano ai panorami di alcune zone degli Stati Uniti e all’immaginario di un turista che percepisce dall’esterno di un paese alcuni simboli più di altri. Speravo di fotografare qualche pozzo petrolifero così come li immaginavo: a bordo strada, talvolta inseriti negli ambienti di vita più comune.
Il viaggio nei parchi sta volgendo al termine, anche se nel portfolio del sito si trova una parte alla quale ho voluto dedicare una sezione indipendente, quella delle Sequoia Giganti.

Sony α7 III - Sony FE 70-200mm f/2.8 GM OSS.
Parchi americani Route 66

Chinese Theatre di Los Angeles

Il cinema più famoso di Hollywood costruito lungo la Hollywood Walk of Fame.
Qui si sono tenute le prime proiezioni di film cult che sono passati alla storia, da Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza a Il Mago di Oz. Un luogo che fa battere il cuore a molti appassionati di cinema e che sognavo da anni di poter visitare.
Impossibile fotografarlo libero da turisti, l’immagine infatti è il risultato di una composizione di più scatti prendendo da ognuno le parti di volta in volta libere da persone e componendo uno scatto finale abbastanza pulito.
Che emozione trovarsi qui!
 

Composizione con Sony α7 III e Sony FE 24mm f/1.4 GM.
Parchi americani e Route 66

Per seguire i miei viaggi e le mie attività fotografiche visita la mia pagina Facebook Luca Fornaciari Nature & Astrophotography

Gli strumenti

Strumentazione principale utilizzata per realizzare queste immagini.

Luca Fornaciari 2022.

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