Recensione camera Neptune-C II di Player One Astronomy

camera Neptune-C II di Player One Astronomy

Il 2021 è stato un anno ricco di novità per il settore dell’astronomia amatoriale e dell’astrofotografia e sono felice oggi di potervi presentare la mia recensione e le prove fotografiche della nuova camera Neptune-C II di Player One Astronomy.

Una nuova offerta tra i produttori di strumentazione per l’imaging astronomico arriva dall’azienda cinese Player One Astronomy, con sede a Suzhou. L’azienda punta a diventare un marchio di riferimento per gli strumenti per l’osservazione e la fotografia astronomica e si sta dando da fare per realizzare nuovi prodotti interessanti e contraddistinti da un design con colori e forme particolarmente identificabili.

La Player One Astronomy ha iniziato producendo diverse camere non raffreddate, adatte all’imaging planetario. Abbiamo però imparato in questi anni che le migliori camere planetarie si prestano bene anche ad applicazioni live stack di profondo cielo e infatti in questo articolo troverete i miei esperimenti in proposito.

Le camere Player One portano i nomi di alcuni dei pianeti del nostro sistema solare, come la camera Neptune o la camera Mars. Una nota curiosa rilasciata dal produttore dichiara che la dimensione dei pianeti è direttamente correlata alla dimensione del sensore montato nella camera che ne riporta il nome.

Così che già dal nome della camera si possa facilmente distinguere il formato del sensore interno.

Le camere della Player One Astronomy hanno un look esagonale che trovo molto affascinante. Da buon nerd questa forma mi ha ricordato subito il design del più recente adattamento televisivo della serie Battlestar Galactica, ve lo ricordate?

Presenti sul mercato con versioni del sensore sia monocromatico che a colori, le nuove camere Player One integrano alcune caratteristiche interessanti nel case che racchiude il sensore. La più interessante è sicuramente il sistema di tilt che permette di modificare l’inclinazione del sensore. Questa caratteristica permette di ridurre il fenomeno degli anelli di Newton quando si effettuano riprese solari, una possibilità molto interessante per gli appassionati solaristi.

L’azienda mi ha contattato a marzo 2021 per propormi di testare i suoi prodotti e, per quanto le mie attività legate all’imaging planetario siano ben limitate nei risultati rispetto all’astrofotografia deep sky, ho accettato con piacere di provare il modello Neptune-C II in prospettiva di poterlo applicare anche al live stack deep sky e in attesa di modelli cooled più idonei all’astrofotografia di profondo cielo.

Appena ricevuta la camera ho trovato sul case esterno anche un’altra caratteristica interessante, un filetto da ¼ compatibile con i classici treppiedi per fotocamere e in generale con molta strumentazione fotografica.

Mi è balzata così subito l’idea in mente di poter utilizzare questa camera anche come webcam all sky, per riprendere a larghissimo campo il cielo notturno e documentare attraverso dei time lapse l’attività notturna tra nuvole, aerei, meteore e stelle cadenti.

Un utilizzo ulteriore creativo e intelligente che non mi aspettavo e che aumenta la versatilità di questo prodotto. Chiaramente servirà dotarsi di piccole ottiche fisheye da poter montare sulla camera, reperibili sul mercato tra diversi produttori.

All’interno del case è presente di norma una RAM DDR3, in questi primi modelli da 256 MB, che permette, unita al collegamento USB 3.0, un passaggio rapido e stabile in fase di acquisizione senza perdita di dati.

Il modello Player One Astronomy Neptune-C II

Veniamo alle caratteristiche di questa prima camera Player One che ho avuto modo di provare durante l’estate 2021. La Neptune-C II è l’evoluzione dei primi modelli Neptune e monta un sensore Sony IMX464. Con una diagonale da 9 millimetri e 4.2 MP, questo sensore è un’altra interessante novità del 2021. Offre una risoluzione piena di 2712 x 1538 pixel e monta fotodiodi da 2.9 micron. Caratteristiche che sorprendono maggiormente, oltre al formato 1/1.8’’, sono un bassissimo readout noise, una buona FWC, un elevato frame rate per le riprese e una sensibilità notevole nel vicino infrarosso, ma andiamo con ordine.

Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy

Un confronto diretto delle caratteristiche tecniche possiamo farlo con modelli precedenti come l’IMX462 e l’IMX178, che troviamo nelle camere Mars-C e Neptune-C, ma anche negli allestimenti di altri noti produttori come ZWO.

Il read noise è 2.9e ~ 0.7e per la Neptune-C II, mentre per il sensore IMX178 il range è 2.2e ~ 1.4e. Valori simili invece per il sensore IMX462, ma con una notevole differenza nella dimensione del sensore che nell’IMX462 è di ½.8’’, con una diagonale di 6.46 millimetri e una risoluzione piena di 1936 x 1096.

Continuando il confronto alla carta con il sensore IMX178, su questa nuova camera troviamo fotodiodi più grandi e una FWC di 12000e. Il range dinamico complessivo dell’IMX178 resta superiore, ma abbiamo anche una notevole differenza di costo tra le due camere.

Con un’efficienza quantica media dichiarata intorno all’80%, possiamo soffermarci sul grafico di trasmissione per valutare meglio la sensibilità di questo nuovo sensore:

Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy

L’alta sensibilità in IR si abbina particolarmente bene a filtri IR685 e IR850, che nel mio caso ho ricevuto in dotazione con la camera.

Questi filtri permettono ad una semplice camera a colori di essere utilizzata per riprese monocromatiche in IR (ovviamente non si fa alcun confronto diretto in termini di prestazioni e risultato con una equivalente versione monocromatica del sensore).

Le prove fotografiche
Le altre caratteristiche interne al sensore che possono interessarci sono legate alla modalità HCG.
Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy

Come nelle più moderne camere CMOS con sensore IMX retroilluminato, abbiamo una modalità che abbassa il rumore di lettura garantendo un range dinamico pressoché invariato. Nel caso della Neptune-C II questa modalità si attiva in automatico raggiungendo un valore di 80 di gain.

Per questa ragione per le mie prove fotografiche ho pensato subito a dei test di live stack deep sky su qualche nebulosa planetaria. Volevo testare i limiti di sensibilità, gamma dinamica e rumorosità di un prodotto pensato per l’imaging planetario ma che penso possa essere abbastanza versatile.

Ho trascorso così alcune notti in osservatorio montando la Neptunce-C II sul mio Sky-Watcher 300 f/4 su EQ8R-Pro e, montando un filtro UV-IR cut fornito dalla Player One con la camera, ho fatto alcuni live stack di profondo cielo su piccoli oggetti lontani.

Nebulosa Planetaria Feto (Fetus Nebula) PK 93+5.2 - NGC 7008 - Ripresa in live stack in banda larga con uv-ir cut - Camera Player One Astronomy Neptune-C II e Sky-Watcher 300 F/4 - 1005x4'' Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy
Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy

Con un’estensione angolare di 1,4 primi e una magnitudine di 10.7, la nebulosa NGC 7008, chiamata anche nebulosa Feto, esibisce tutta la sua complessità.

SETUP
Sky-Watcher 300 f/4 su EQ8R-Pro
Player One Neptune-C II con UV-IR cut
1005 x 4”
Nebulosa Planetaria Occhiolino (Blinking Nebula) PK 83+12.1 - NGC 6826 - Ripresa in live stack in banda larga con uv-ir cut - Camera Player One Astronomy Neptune-C II e Sky-Watcher 300 F/4 - 900x1'' Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy
Recensione e prove della camera Neptune-C II di Player One Astronomy

NGC 6826, una nebulosa planetaria chiamata anche nebulosa Occhiolino. A circa 2000 anni luce nella costellazione del Cigno, la Blinking nebula misura appena 36 secondi d’arco con una magnitudine di 8.8.

SETUP
Sky-Watcher 300 f/4 su EQ8R-Pro
Player One Neptune-C II con UV-IR cut
900 x 1”

Il software utilizzato per le riprese di queste nebulose planetarie è SharpCap versione 4.0. La compatibilità software della camera è, cito testualmente dal produttore: “For planetary imaging, Sharpcap 3.3 and upper is supported. For DSO imaging, ASCOM 6.5 is supported. Windows 7/8/10 is supported. Linux and Mac OS will be supported soon.”

Personalmente però mi sono trovato meglio con le versioni di questa estate di Sharpcap 4.0. Nei primi avvii della camera su versioni di SharpCap precedenti infatti avevo incontrato difficoltà di utilizzo. A questo proposito vi ricordo che un amico del progetto Astrofarm ha tradotto in italiano l’intero manuale di SharpCap che potete scaricare gratuitamente da qui.

Vi lascio di seguito anche il link rapido ai driver del produttore per dare un’occhiata ai software disponibili.

L’imaging planetario

Nonostante non mi dedichi particolarmente all’imaging planetario, ambito nel quale lascio considerazioni e prove a fotografi più specializzati, ho voluto completare le prove di questa camera fotografando Luna e Saturno.

Dopo un rapido sorvolo lunare mi sono diretto su Saturno. A differenza delle riprese live stack di profondo cielo, effettuate aggiungendo una barlow 2x al mio Sky-Watcher 300 f/4, qui ho inserito lenti di barlow fino a 3x.

Nonostante la difficoltà del cielo regolarmente turbolento dell’osservatorio Carl Sagan a ridosso delle colline, condizione che limita molto le mie attività di imaging planetario, questa modestissima ripresa di Saturno mi ha permesso di comporre una fotografia di confronto con uno scatto effettuato nel 2016. Un raffronto visivo interessante che mostra la diversa inclinazione del pianeta.

Nell’imaging planetario mi ha sorpreso molto la possibilità di sfiorare i 300 pfs a risoluzione ridotta. Caratteristica che mi ha prodotto filmati enormi in pochi minuti di acquisizione e un numero elevatissimo di fotogrammi da poter selezionare. Ho ripreso Saturno in 800×600 pixel con il massimo frame rate ottenendo in poco più di due minuti un file da 22 GB con 50.000 fotogrammi.

Il Frame Rate

Ecco qualche schermata indicativa per farsi un’idea del frame rate di questa camera a risoluzione ridotta in modalità sia 8bit che 16bit. Potete leggere il frame rate indicato da SharCap 4.0 in basso a sinistra.

Dotazione della confezione

Nella confezione della camera ho trovato, oltre alla cavetteria, una pratica pompetta per poter pulire la camera e una brugola per la regolazione rapida del tilt. La confezione è molto elegante e robusta, utile anche per un regolare trasporto. In abbinamento alla camera, ho ricevuto anche tre filtri fotografici da 1,25 pollici. Un filtro IR850, un filtro IR685 e un UV Ir-cut utilizzato per le riprese live stack.

Considerazioni finali:

Con il sensore Sony IMX464 la Neptune-C II promette una elevata sensibilità nel vicino infrarosso, un rumore di lettura ridotto e un frame rate elevato.

Il sensore può essere utilizzato anche per riprese monocromatiche con un filtro IR850 e può registrare 93 fps a piena risoluzione e in formati ridotti può sfiorare i 300 fps. Il tutto per un costo di mercato attuale intorno ai 350,00 €.

Le mie prove di imaging planetario e di fotografia live stack di profondo cielo mi hanno stupito positivamente per alcune cose. L’elevata sensibilità del sensore è evidente. La buona FWC permette dignitosi esperimenti di live stack deep sky e senz’altro aiuta anche condizioni di dinamica particolarmente ampia nell’imaging planetario. Il frame rate a risoluzione ridotta è estremamente elevato.

Mi piace la presentazione del case, il filetto che consente di fissare la camera a una staffa o a un cavalletto. Utile il sistema di tilt e la dotazione molto completa della confezione.

Se state pensando di farvi un regalo di natale per le vostre riprese planetarie o per esperimenti di live stack, dovreste prendere in considerazione anche questa camera. In generale terrei d’occhio questa nuova azienda che ha saputo presentarsi sul mercato in un modo equilibrato, sincero e in piccola misura innovativo. Sono impaziente di scoprire quali saranno le prossime novità del produttore Player One Astronomy e, per ora, ho sostituito la mia precedente camera planetaria a colori con la Neptune-C II.

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