Come realizzare i Flat Field in astrofotografia

Come realizzare i Flat Field in astrofotografia

In questo articolo molto semplice vi do cinque consigli fondamentali per realizzare in astrofotografia i flat field corretti con le vostre dslr.
Non tratterò il tema delle camere astronomiche, per quanto buona parte del contenuto di questo articolo lo si possa applicare anche a CCD e CMOS astronomici. Il motivo però per cui applicherei queste indicazioni soltanto alle prime esperienze di flat con reflex, è che per le camere astronomiche il discorso andrebbe affrontato con la spiegazione e la comprensione di alcune terminologie in più a cui vorrei dedicare un articolo a parte.

In astrofotografia ci sono argomenti dove spesso si fa fatica a trovare aiuto e spiegazioni chiare: che cos’è l’offset e come regolarlo nelle camere CMOS? Da che cosa è dovuto il rumore a pioggia? Cosa sono gli ADU e come regolarli? Come fare dei buoni flat field con una camera astronomica?

Ci sono dei temi che sono più complessi di altri perché per padroneggiarli è necessario comprendere la struttura fisica e matematica dei sensori e della componentistica che utilizziamo.

Per realizzare dei buoni flat se utilizziamo una camera astronomica CMOS il discorso è generalmente più articolato perché si va a calibrare un sensore retroilluminato che è spesso più esigente dei “vecchi” sensori che troviamo nelle reflex. Non è spesso un discorso né di linearità, né di ADU, ma proprio di “precisione” con la quale dobbiamo realizzare un flat che vada a correggere adeguatamente i light realizzati da una camera astronomica CMOS. È un argomento che non tratterò in questo articolo.

Come realizzare i Flat Field in astrofotografia
Cosa sono i flat e a che cosa servono?

E soprattutto “ho letto su internet e vedo dai gruppi su Facebook che è difficile farli, devo farli davvero o posso farne a meno?” La risposta veloce è: sì, devi farli sempre!
Il flat è un’immagine che verrà utilizzata durante la procedura di calibrazione e integrazione della tua sessione fotografica e che potrà radicalmente cambiare il risultato della tua fotografia finale. È fondamentale saperli fare.

Impara quindi a farli, se ti sembra difficile, resisti e impegnati di più. Ti accorgerai facilmente quando i flat non vengono bene perché un flat sbagliato peggiorerà il masterlight finale. Ben che vada lascerà comunque evidenti segni che qualcosa non è andato come doveva.

Ma a cosa servono i flat field?

Servono a diverse cose: mappano la differenza di sensibilità alla luce dei vari pixel che compongono il sensore. Sono in grado di eliminare tutte le variazioni luminose introdotte dall’ottica, come la caduta di luce periferica, la vignettatura. Ma elimineranno anche la polvere eventualmente presente nelle parti più vicine al sensore, quindi nei primi elementi, o sul sensore stesso. Avete presente quei puntini di polvere che possono andare a creare veri e propri buchi sulle nostre fotografie?

Si può dire in breve che i flat caratterizzano tutto il nostro sistema ottico. Dal primo elemento, al sensore fotografico.
Quanti flat devo fare? Come per tutti gli scatti di calibrazione, almeno una ventina, possibilmente di più. Personalmente cerco di farne sempre una quarantina, tanto generalmente sono scatti molto brevi.

Perché sono scatti molto brevi?

Perché i flat si fanno illuminando l’ottica del telescopio con una sorgente di luce, quindi non fotograferemo il cielo notturno, ma una sorgente luminosa che farà ovviamente crollare i tempi di esposizione. Veniamo allora al primo consiglio.

Come realizzare quindi buoni Flat Field in astrofotografia con Reflex?
Il primo consiglio è quello di non muovere la vostra macchina fotografica quando fate i flat rispetto alla posizione che aveva durante la vostra sessione fotografica notturna.

La vostra vignettatura non è regolare sull’immagine, quindi è molto importante che l’orientamento della reflex quando è attaccata al fuoco diretto del telescopio non venga modificato rispetto a come avete ripreso i light.

Il secondo consiglio è di non muovere la messa a fuoco!

Ovviamente, non soltanto la vignettatura, ma anche i puntini di polvere devono essere visibili e “sfocati” allo stesso modo in cui lo sono sui vostri light, quindi non dovrete assolutamente muovere la messa a fuoco con cui avete fatto la vostra vera sessione fotografica.

Terzo consiglio, ecco una cosa davvero complessa: illuminate l’ottica con una diffusione omogenea della luce.

È difficile illuminare con una sorgente omogenea di luce la vostra ottica. Ovviamente la luce deve essere perfettamente omogenea così che le differenze impresse sulla fotografia dal flat siano generate esclusivamente da quelle incoerenze legate al sensore, all’ottica e alla polvere.
Avrete letto online mille modi diversi che si sono inventati gli astrofotografi per cercare di illuminare l’ottica del telescopio o l’obiettivo fotografico con una sorgente omogenea. Chi fotografa il cielo, chi fotografa mettendo una maglietta bianca e illuminando con la torcia dello smartphone, chi utilizza una tavoletta, oppure chi appoggia il telescopio davanti alla televisione su cui apre un’immagine neutra, quindi grigio 50%, come sfondo.

La vera difficoltà sta nel riuscire a illuminare in un modo omogeneo. Possiamo anche dirla così: la difficoltà è impedire che il flat aggiunga qualsiasi forma, o più in generale caratteristica, che non si trova già sui light. Potete utilizzare una tavoletta luminosa, ma spesso andrà accompagnata da fogli spessi in plexiglass capaci di aumentare la diffusione della luce, attenuarla e rompere il flickering della tavoletta.

Quarto consiglio per realizzare dei buoni flat con la vostra reflex: trovare il tempo giusto di scatto.

Un buon consiglio è di mantenere gli stessi ISO che avete impostato nei vostri light. Questo vi obbligherà quindi a costruire un sistema luminoso che sia molto dimmerabile e in grado quindi di raggiungere ridotte intesità luminose per permettervi di mantenere anche il giusto tempo di esposizione.

La cosa quindi che dovrete impostare manualmente è il tempo di scatto e per le reflex possiamo dire questo: un buon consiglio è di portare l’istogramma del vostro scatto flat poco prima della metà, restando quindi leggermente verso sinistra ed evitando che il picco della campana dell’istogramma superi il centro.

Mantenere tempi di scatto lunghi se riuscite a dimmerare a sufficienza la fonte di illuminazione. Rimanere su scatti flat oltre il secondo è in generale consigliabile, anche se su sensori “vecchi” non retroilluminati, come quelli che troviamo sulle moderne camere astronomiche CMOS e sulle mirrorless, potrebbe non essere obbligatorio.
I vostri scatti flat verranno poi mediati dal programma di somma per ottenere un master flat, che sarà in grado di andare a calibrare i vostri light.

Iniziate a fare le prove e a studiare per ottenere dei flat field corretti e potrete immediatamente notare come la vostra fotografia deep sky finale migliorerà! Il flat non è qualcosa di cui potrete fare a meno per raggiungere buoni risultati fotografici.

Ricordate che sul mio canale YouTube troverete altri consigli e che nel blog di questo sito potrete leggere altri articoli dedicati ai flat. Buone foto!

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